sabato 9 giugno 2007

LA CASA DEI DOGANIERI

Questa è una di quelle poesie che fanno venire la pelle d'oca, almeno secondo me. La scrisse nel 1930 ma uscì nella raccolta "Le Occasioni". E' un Montale diverso rispetto a quello di "Ossi di seppia". Non è più utopico ma ideologico. Lascia il simbolismo per l'allegoria dantesca. Questo anche in virtù della situazione storica: l'intellettuale rimane distaccato dalla realtà, difende la sua aristocrazia contro la rozzezza del fascismo, non c'è più spazio per il volontarismo utopico...
Ma veniamo alla poesia. E' dedicata ad Arletta, una ragazza morta. Insieme a lei il poeta ha vissuto un momento di vita vera (contrapposta all'arida realtà di quel periodo) nella casa dei doganieri. I loro destini si sono poi separati tragicamente ma Montale è rimasto tenacemente legato al momento di quel ricordo. Il poeta si chiede: chi dei due è ancora vivo? Chi è rimasto davvero fedele a quegli unici momenti indimenticabili contrapposti alla gelida realtà? Perchè era quella vissuta con lei la vera autenticità. E allora tutto diventa incerto: la resistenza mnemonica del poeta e la lontananza della donna potrebbero essere fallaci.......

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dati più non torna.
Tu non ricordi;altro tempo frastorna
la tua memoria;un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo;ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo;ma tu resti sola
ne qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga,dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui?(ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera.Ed io non so chi va e chi resta.


Eugenio Montale (Le Occasioni)

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