mercoledì 6 febbraio 2008

POESIA SOCIOLOGICA E COMUNICATIVA

Comunicazione o Sociologia,
l’importante è che tu ci sia.
Via Salaria o alla Caserma Sani
ma dove ho l’esame domani?
Dipartimento o all’aula portico
sapevo tutto, mi hanno messo un diciotto
e in amore mi va tutto storto.
Ho spesso fame
e da casa mi porto un panino con il salame.
Me lo mangio al terzo piano
dove ci sono le morbide poltrone,
però mi ci siedo sempre solo, come un coglione.

SCUSA SE NON TI CHIAMO AMORE

Ricordo quella sera di Marzo al “Maggiolino”,
ti conobbi e misi le chiavi nel tuo borsellino,
poi Marcone mi disse che mi trovavi carino.
Uscimmo ancora un’altra sera insieme,
con Valentina,una delle tue amiche sceme
e Stefano,che certo non brillava di speme!!
“Vale,un bicchier d’acqua che vuoi che sia?”
“Pennino,ho una pancia che mi si porta via!”
“Ma sta zitta che già ce soffri de anoressia!”
Stefano ha rallegrato invece quella serata,
tra uno scherzo ed un sorso di aranciata,
vediamo se mo ne dice un’altra di cazzata!
Ogni volta dovevo venire fino a Mentana,
e pure tre volte ogni sacrosanta settimana
ma per la benzina mi hai mai dato la grana?
Ogni volta bevevi e così ne dicevi di balle,
ed io ti dovevo portare sempre sulle spalle,
pensando: a Cristina,m’hai rotto le palle!
In ogni messaggio la tua assurda gelosia,
facevi domande come un agente della CIA,
forse in te già albergava il tarlo della pazzia!
Attorno a te sempre una fiumana di gente,
forse dovevi tenere le gambe più coperte,
lo diceva sempre anche il saggio Patente.
Eri una ragazzina come nei libri di Moccia,
mannaccia a te: m’hai fatto litigà co Coccia,
per la tua grande voglia di creare bisboccia.
Ti ho regalato forse troppo del mio amore,
assurdo per una ragazza dal nullo valore
e tu mi hai ripagato con il mio malumore.
Cristina,che fossi bella lo sa pure un mulo,
ma una cosa te la devo assolutamente dire:
perché non provvedi ad annattene a fan….?

IN UN SECONDO

Come un regalo del cielo più puro,
i tuoi occhi hanno scoperto il bambino
che cerco sempre di nascondere in me.
In un secondo ho ritrovato l’infanzia,
emersa dalla melodia della tua voce
e mi ricostituivo mentre mi salvavi.
Sere d’estate, ambienti e mari sublimi,
sensazioni immense, proiezioni d’inconscio
in un secondo le ho riconosciute in te.
Se sto con te il mondo muta in commedia,
le guerre, i delitti, la tristezza, la fame,
non possono esistere nel posto dove vivi tu.
Non sai quanto ti abbia sognata,
vagando per i sentieri dell’utopia
che l’esperienza ha coperto di polvere.
Vorrei accarezzare il tuo viso perfetto,
per riallacciarmi con ciò che ero e che sarò
e riuscire infine a mostrarmi a me stesso.
I tuoi capelli sono da contare uno ad uno,
loderò gli angeli per la tua acconciatura,
perché sono loro che ti hanno inviata da me.
Il tuo sorriso è un messaggio celeste
perché mi fa venir voglia di essere migliore
affinché io possa davvero meritare il volo.
La tua meraviglia esteriore è un velo,
che contiene gentilezza e fascino insieme
decorati da semplicità e delicatezza.
L’industria culturale non può far niente,
non è più abile a creare ancora i miei sogni,
la bellezza del parlare con te è irriproducibile.
Adoro il modo con il quale mi guardi,
che io involontariamente non riproduco
per evitare di porgerti la mia fragilità.
Mi incanti perché non mi neghi mai il saluto,
nonostante io faccia di tutto per ignorarti,
frenato da qualcosa di grande ed indefinibile.
Adoro quando la tua voce mi sorprende,
facendomi entrare in un riparo dal mondo,
annullando la differenza tra anima e corpo.
Sei la meta più ambita tra i miei desideri,
una forza immensa mi propone di lottare,
ma la tua luce rende impotente il guerriero.
E trascrivo allora i miei pensieri su carta,
perché è più facile dirti con la penna che tu
in un secondo hai definito la mia felicità.

mercoledì 24 ottobre 2007

CHI SI RIVEDE……


Uuuuuh, ariecco u scienziato!! Innanzitutto scusate di cuore,carissimi compari miei!! Sono passati più di due mesi da quando ho aggiornato il blog l’ultima volta. Qualcuno di voi dirà: sono stato così bene questi due mesi, ora ecco di nuovo questo! Era Agosto quando ho scritto l’ultimo post e faceva un caldo tremendo, ora invece sembra di stare nella bufera…vabbè capita,amici cari! Mi ha fatto piacere rivedere tutti voi dopo l’estate…anche se devo dire che la sala lettura di via salaria ormai è diventata una sala da thè. Se almeno ce ne fosse uno sano già sarebbe qualcosa,invece sembra il reparto speciale del CIM….e vabbè! Ad Agosto mi ero reso conto che il blog aveva raggiunto il grado nullo di comunicazione, soprattutto nei giochetti per indovinare i nostri cari ospiti! Ragion per cui ho deciso di eliminare almeno questa rubrica. Ora questo spazio sarà dedicato in maniera più decisa alla poesia. Vedremo se continuare i racconti dei miei “Esperimenti sociologici” o no….sicuramente quella che rimarrà sarà la rubrica “Ospiti illustri” che per ora annovera solo il nome di Eugenio Montale.
Ma un’altra ragione,miei folli amici, mi ha tenuto lontano da questi pixel:mi sono chiesto a cosa serva scrivere poesie. Vedo il mondo tingersi di grigio, la vita adulta dispiegarsi davanti a me,le piccole realtà quotidiane che assaporo ogni giorno: è tutto molto molto distante dalle illusioni, dalle nobiltà dei sentimenti, dai sogni. Tutto è concreto, tutto è svelto,tutto è un fatto. Non c’è più tempo per l’astrattezza, la riflessione, la parola. Si corteggia ancora con il fascino delle parole? Non credo, miei illusi amici.
Però, nonostante tutto, di seguito troverete tre delle mie riflessioni. Appartengono a momenti diversi.
E quindi, alla fine, ho deciso di rimettermi davanti al mio computer. Questo grazie a voi,amici miei.

VERSO L’ AMORE

Seduto qui su questo divano in disparte
è tempo di riflettere anche se non sembra.
Vedo tutti parlare,ridere e scherzare
come ho fatto io con te fino ad ora.
Ti osservo mentre sorridi e ti muovi,
sembra che tu appartenga ad un mondo
dove peccato e volgarità non esistono.
Immagino che gli angeli ti abbiano creata,
e poi ti abbiano spedita accanto a me
perché conoscessi la sensazione del volo.
Mentre ti guardo conosco la diversità,
diversità evidente tra passato e presente
ma lo è ancora di più tra parole e fatti.
Amore, per me sinonimo di avventure,
un momento magico da sottrarre al tempo
ma forse solo ora ne conosco il significato.
Ti guardo e penso ai giorni a venire,
il tuo viso non sarà il ricordo di questa sera,
e il tuo ammaliante profumo sarà la mia aria.
Sollevo lo sguardo ed incontro i tuoi occhi,
rispondo al tuo sorriso: mi alzo di scatto,
ho deciso di provare finalmente il vero amore.

LA SCOMPARSA DELLA LUNA

Forse è perché oramai è stanca
di illuminare il cielo ogni notte
che tu stasera non sei con me.
Si uccide la dignità dell’uomo,
si annullano i valori della civiltà
ed era in alto a ricordare la verità.
Risuonano le urla di una donna,
che darà un figlio dal dolore
ma lei era sempre lì immancabile.
Nonostante il declino dello spirito,
lei custodisce ancora la semplicità
e un pozzo di immagini per i romantici.
La voglia di successo ed il denaro
sono i suoi principali nemici
talvolta troppo forti da combattere.
Anche l’amore ha scelto il calcolo,
la solidarietà è in esilio dal mondo
e assistiamo alla sua scomparsa.
Cerco di ritrovare il suo messaggio
tra i tetti rovinati di questo paese,
nostalgia di una storia ormai svanita.
Immerso nel verde di un giardino,
penso agli amanti che ha ospitato
e sembra di vedere tutto più puro.
Così come lo è questa chiesa antica,
il chiostro di colonne doriche,
e la fontana sgorgante al centro.
Pare di ascoltare la timidezza,
di coloro che furono qui in passato
a cercare di leggere negli occhi altrui.
Io ti vedo e mi sento trasumanare,
permetto al mio amore di esprimersi,
mentre il cuore è ormai sulle labbra.
E mentre perdo il senso di me stesso,
ascoltando il sapore della tua dolcezza,
penso che la luna sia ricomparsa. Per noi.

ANGELO

Un quarto di secolo io, quasi uno tu
che hai reso rosa i pomeriggi d’infanzia
e mi chiedevo dove nascondessi le ali.
Pelle e mani sono quasi buccia d’arancia,
pochi denti e capelli ma un cuore immenso
ti chiamo “nonna” anche se sei un angelo.
Crescevo e mi chiedevo per quanto tempo
lo scorrere degli anni avrebbe permesso
di godere ancora della tua compagnia.
Ricordi i silenziosi pranzi dopo la scuola,
passati a vedere i tuoi programmi preferiti
mentre io e Luca non volevamo crescere?
Ricordo la tua premura ed il tuo affetto
un pasto caldo pronto sempre per noi
che ci impegnavamo a farti arrabbiare.
Talvolta ti chiudevi in cucina a mangiare,
perché volevi parlassimo delle cose nostre
ma era bello quando pranzavi con noi.
Sono cresciuto, figlio di quei momenti
ora, forse, non ci vediamo più molto
ma solo il cuore è custode del vero affetto.
Spesso, nonna, sogno una grande utopia:
non sarebbe bello se vivessimo al contrario
e che tu tornassi giovane, allegra e vivace?
Noi diventeremmo pian piano più piccoli,
e, alla fine dello spettacolo, ai saluti finali
tu guarderesti di nuovo con serenità al futuro.